martedì 7 novembre 2017

Dandolo

Il Dandolo (g.c. Pietro Berti via www.naviearmatori.net)

Piroscafo da carico da 4964 tsl e 2949 tsn, lungo 126,4 metri, largo 16,2 e pescante 8, con velocità di 9 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino, con sede a Trieste, ed iscritto con matricola 159 al Compartimento Marittimo di Venezia.

Breve e parziale cronologia.

9 febbraio 1921
Varato nei cantieri Swan, Hunter & Wigham Richardson Ltd. di Wallsend, Newcastle (numero di cantiere 1143).
Giugno 1921
Completato per la Società Veneziana di Navigazione a Vapore, con sede a Venezia. Stazza lorda e netta originarie sono 5084 tsl e 3028 tsn.
1936 o 1937
Trasferito al Lloyd Triestino.
10 giugno 1940
L'entrata in guerra dell'Italia sorprende il Dandolo a Marsiglia, dove viene immediatamente catturato dalle autorità francesi, insieme ai piroscafi Tagliamento, Rosandra (a Port-de-Bouc), Capo Olmo e Nicolò Odero. La confisca viene ufficializzata l'11 giugno.
24 giugno 1940
Con un equipaggio francese, il Dandolo lascia Marsiglia diretto ad Orano, trasportando materiale vario.
Estate 1940
In seguito all'armistizio italo-francese, il Dandolo viene restituito all'Italia. (Secondo una fonte la restituzione sarebbe avvenuta il 25 giugno 1940. Per altra fonte il Dandolo si sarebbe trovato, allo scoppio della guerra, in un porto della Spagna mediterranea, dove rimase bloccato fino alla fine del gennaio 1941, quando sarebbe riuscito a raggiungere Genova "dopo una perigliosa navigazione", contemporaneamente ai piroscafi TagliamentoRosandraNicolò Odero e Le Tre Marie. Questa versione appare però erronea, considerato che la cattura del Dandolo nel giugno 1940 è confermata da fonti francesi).
24 luglio 1941
Il Dandolo, in navigazione lungo la costa della Sicilia orientale sotto la scorta della torpediniera Giuseppe Missori, viene avvistato alle 13.55 dal sommergibile britannico Upholder (capitano di corvetta Malcolm David Wanklyn) in posizione 38°06' N e 12°33' E. Avvistate le due navi, che procedono verso est lungo la rotta di sicurezza, l’Upholder serra le distanze alla massima velocità, ed alle 14.18 lancia tre siluri contro il Dandolo, da una distanza di 4600 metri.
Dopo quattro minuti, il piroscafo viene colpito da uno dei siluri (in posizione 38°08' N e 12°37' E, due miglia e mezzo a nordovest di Punta Barone); dieci membri dell’equipaggio rimangono feriti in modo lieve.
La Missori contrattacca col lancio di 17 bombe di profondità nell’arco di due ore, ma senza riuscire a danneggiare l’Upholder, che intanto è sceso a 45 metri di profondità e si è ritirato verso nordovest. Anche un idrovolante CANT Z.501, il numero 2 della 144a Squadriglia, contrattacca col lancio di due bombe di profondità, alle 18.15 ed alle 18.40.
Il Dandolo, che si è appoppato ma è rimasto a galla, viene rimorchiato a Trapani dai rimorchiatori Ciclope, Nettuno e Liguria. Verrà poi riparato.
23 agosto 1942
Requisito a Napoli dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
24 settembre 1942
Lascia Napoli alle 18, per iniziare il viaggio che, con scali in Italia e Grecia, dovrebbe portarlo a Tobruk.
28 settembre 1942
Compie un viaggio da Gallipoli a Patrasso, scortato dalla torpediniera Giacomo Medici.
 
Il Dandolo in navigazione (g.c. Nedo B. Gonzales, via www.naviearmatori.net)

L’affondamento

Sette minuti dopo la mezzanotte del 7 ottobre 1942 il Dandolo (con a bordo, tra l’altro, 150 veicoli destinati all’armata corazzata italo-tedesca in Africa Settentrionale) salpò da Suda alla volta di Tobruk, scortato dalle torpediniere Castore (tenente di vascello Gaspare Tezel, caposcorta) e Giacomo Medici (tenente di vascello di complemento Antonio Furlan). C’era anche una scorta aerea, che rimase sul cielo delle tre navi fino al tramonto.
La partenza del piroscafo era stata rinviata più volte, in seguito a numerosi ordini e contrordini che si erano susseguiti per giorni. Questo traffico radio non era sfuggito ai britannici: già dal 24 settembre (quando ancora la nave era a Napoli), i decrittatori di “ULTRA” indicavano il Dandolo come una delle navi attese a Tobruk nei giorni successivi, ed il 26 settembre informarono i comandi britannici che il piroscafo era salpato da Napoli per Tobruk alle 18 del 24. Dopo aver ribadito questa informazione anche il 27, il 30 settembre avevano annunciato che il Dandolo, il piroscafo Iseo e la piccola nave per recuperi Raffio sarebbero dovuti salpare dal Pireo a mezzogiorno del 30 stesso per Bengasi, con arrivo previsto per le 17 del 2 ottobre; lo stesso giorno, però, avevano intercettato altri messaggi ed appreso che la partenza delle tre navi era stata rimandata fino alle 6 del 1° ottobre.
Il 3 ottobre gli uomini di “ULTRA” scoprirono che Dandolo ed Iseo, in navigazione dal Pireo verso Bengasi, erano stati dirottati a Suda, da dove sarebbero ripartiti alle 16 del 3; il giorno seguente riferirono ai comandi britannici che Dandolo e Raffio avevano lasciato Suda alle 16 del 3, come previsto, assumendo una velocità di 8 nodi, con arrivo previsto a Bengasi alle 10.30 del 5. Il 5 ottobre, tuttavia, dovettero rettificare, dato che il Dandolo, partito da Suda per Bengasi alle 18.30, era dovuto tornare in porto alle 22.30 a causa delle avverse condizioni meteomarine. Il 6 ottobre, la notizia fu che il piroscafo avrebbe lasciato Suda alle 23 del 6, per raggiungere Tobruk l’8 mattina. Il 7 ottobre confermarono che, finalmente, il Dandolo aveva lasciato Suda a mezzanotte di quel giorno, e che sarebbe dovuto arrivare a Tobruk il mattino dell’8; l’8 ottobre, infine, confermarono quanto annunciato il giorno precedente (spostando però l’orario dell’avvenuta partenza, da mezzanotte alle 00.45). Quello del Dandolo era stato uno dei “pedinamenti” più lunghi e travagliati nella storia di “ULTRA”.

La sera del 7 ottobre, i primi aerosiluranti britannici decollarono per attaccare il Dandolo.
Poco dopo le 21.30, le navi italiane avvistarono i primi bengala, molto vicini.
Alle 23.47 il Dandolo venne scosso da due violente esplosioni, ed il suo comandante, credendo che il piroscafo fosse stato colpito, ordinò all’equipaggio di tenersi pronto ad abbandonare, eventualmente, la nave. L’equipaggio interpretò tuttavia l’ordine come di ammainare immediatamente le scialuppe, e prendervi posto; per evitare che le lance, calate in mare con la nave in movimento, si rovesciassero, il comandante dovette fermare le macchine, mentre gli uomini vi s’imbarcavano. Il Dandolo rimase così fermo in mezzo al mare, un bersaglio perfetto; prima che la Castore potesse rimandare a bordo quanti si erano allontanati, alle 00.44 (o 00.45) dell’8 ottobre il bastimento venne colpito a poppa da un siluro sganciato da un aerosilurante della RAF.
Sebbene immobilizzata, la nave rimase a galla; il cacciatorpediniere Saetta e la torpediniera Antares, in navigazione da Bengasi a Tobruk, vennero dirottati sul posto per prestare assistenza (arrivarono alle 5.40), mentre la Medici cercava di prendere a rimorchio il piroscafo danneggiato. Nonostante questi sforzi, il Dandolo colò a picco alle 6.36 di quel mattino, a 60 miglia per 021° da Ras el Tin.
L’equipaggio del piroscafo, salvato al completo dalle siluranti, venne sbarcato a Tobruk, dove le navi giunsero quel pomeriggio.

“ULTRA”, con decrittazioni del 9 e 10 ottobre, apprese anche del felice esito (per i britannici) della lunga caccia.
Secondo una fonte, il 2 novembre 1942 una scialuppa vuota del Dandolo venne trovata sulla costa egiziana, in posizione 29° N e 33° E (ma la posizione sembra quanto meno implausibile).


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